sabato 6 dicembre 2008

Los Angeles Clippers vs. Houston Rockets

Gente non c'è niente da fare, qua si studia troppo!! Vorrei davvero scrivere di più e al momento sono indietro di tre post sulla mia tabella di marcia, ma davvero faccio quello che posso. Comunque prendo 5 minuti di tempo alla preparazione dell'esame di dopodomani e faccio questo post molto semplice.


Quasi un mese fa ormai, il 7 novembre, sono stato a vedere la mia seconda partita NBA. La partita era Los Angeles Clippers vs. Houston Rockets, era arrivato il momento di vedere la seconda squadra di Los Angeles a tutti gli effetti. Diversamente dall'altra volta questo giro ero decisamente molto, ma molto più vicino al campo (anche se ho pagato tre volte di più il biglietto!!) e vi assicuro che per ogni metro guadagnato l'emozione di poter vedere una partita NBA a distanza "prima divisione" sale esponenzialmente! Non mi voglio dilungare in altro, mi limito semplicemente a postare una serie di foto che parlano più delle parole.


Welcome to the Staples Center:



"Mamma, mamma posso giocare a basket??" "No piccolo Pino, per il basket bisogna essere alti!" "Mah..": Aaron Brooks vs. Yao Ming.





Yao se la perdi sei un pollo:






Ehi Tracy...serve un'ala a Solesino l'anno prossimo. Che dici?





Giochiamo "L" o "Nuovo"?





Tracy Mc Grady e Skip to my lou. Il primo a mala pena diplomato il secondo cresciuto in campetto. Ora plurimilionari.





Ehi Baron, ma quando eri a UCLA pure te facevi tutti questi paper?





Tracy Mc Grady è uno dei giocatori più forti dell'NBA perchè è talmente strabuzzo che non sai mai da che parte guarda e non sai dove marcarlo. Anche se la barbetta di Skinner è una bella distrazione, ma poi che faccia ha? Cosa sta guardando che è così allucinato? Da quella parte sedevano le cheerleaders se non ricordo male...





Mai visti 36.197.424 dollari seduti vicini?




La partita ha regalato alcune sfide dirette tra alcuni giocatori che mi hanno davvero esaltato. Immarcabilità ambo i lati. Baron Davis e Rafer Alston.






Una leggenda del basket fischiato, Dick Bavetta. Ehi Dick, i pantaloni. Un'pò più su per favore:





Bene, devo dire un'altra grande emozione in un'altra bellissima esperienza! Voglio aggiungere solo a questo post un episodio che non c'entra con la partita in questione, ma centra con l'NBA. Lunedì scorso la mattina camminavo verso lezione nella famosa Bruinwalk. Ovvero la strada principale all'interno di UCLA che migliaia di studenti percorrrono ogni giorno per andare a lezione. Sono rimasto scioccato quando ho incrociato tranquillo e beato in maglietta raptors e shorts Chris Bosh. Che ci faceva a UCLA?? Andava a lezione secondo voi?? Mannaggia a me e al fatto che ho dimenticato la fotocamera. Ho saputo poi che Jason Kapono (altro Raptors ed ex UCLA) stava giocando tranquillo in palestra. La spiegazione è che la sera prima i Raptors avevano giocato contro i Lakers. Ad ogni modo, di prima mattina deambulando verso lezione, trovare un giocatore NBA, medaglia d'oro a Pechino, che ti passeggia di fianco non è certo la prima cosa che ti aspetti.
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Per il momento è tutto, spero di scrivervi ancora quando prima, ora sono indietro di soli due post sulla mia tabella di marcia!
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"Welcome to the hotel california
Such a lovely place
Such a lovely face
They livin it up at the hotel california
What a nice surprise, bring your alibis
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Mirrors on the ceiling,
The pink champagne on ice
And she said we are all just prisoners here, of our own device
And in the masters chambers,
They gathered for the feast
The stab it with their steely knives,
But they just cant kill the beast
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Last thing I remember,I was
Running for the door
I had to find the passage back
To the place I was before
relax, said the night man,
We are programmed to receive.
You can checkout any time you like
But you can never leave!"
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The Eagles - Hotel California - 1977

lunedì 24 novembre 2008

Hope for a change

Cari amici mi scuso per l'enorme ritardo rispetto all'ultimo post ma i miei ultimi 20 giorni sono stati molto duri per quanto riguarda lo studio e i 10 che mi aspettano non sono da meno. Mi prendo un'pò di tempo per darvi qualche altra notizia direttamente dallo stato dell'orso bruno. So che in Italia non lo hanno ancora annunciato per qualche strano motivo, ma vi do un anticipazione nazionale: Barack Obama ha vinto le elezioni il 4 Novembre scorso. Ebbene sì. Diffondete il verbo gente! Bene, vorrei spendere alcune parole su come ho passato quel giorno.


Diciamo che la frustrazione di non poter votare si sentiva, ma in fondo sono poco meno di un immigrato e il voto non è tra i miei diritti. Ho tentato quindi in diversi modi convenzionali e meno di comprare il voto dei miei coinquilini americani, ma il risultato è stato negativo. Nonostante ciò ho vissuto pure io in prima persona quella che è stata una campagna elettorale abbastanza agguerrita, soprattutto tra noi studenti dove il timore di un astensione giovanile al voto si era fatto grande in seguito alle precedenti elezioni.


Il 4 Novembre ad ogni modo, in diversi posti all'interno e all'esterno del campus, erano stati allestiti seggi per le migliaia di studenti di UCLA. L'eccitazione era tanta, l'attesa ancor di più, i canali alla televisione erano monotematici e Simo? Bè Simo ha pensato di poter andare a giocare a basket allora no? Tanto le votazioni finiscono alle 8, chissà i risultati quando saranno annunciati. Bene ho finito di giocare alle 9 e ho perso tutto. Risultato in diretta in televisione, discorso di Obama e tripudio delle folle. Mannaggia a me e al fatto che sono italiano. Perchè? Bè vi spiego il ragionamento che ho fatto:

A.L'Italia ha circa 59 milioni di abitanti mentre gli Stati Uniti poco più di 300 e tre fusi orari diversi con rispettive votazioni diverse.

B.Avevo il felice ricordo delle ultime elezioni italiane in cui lo sfoglio delle schede era stato organizzato con il simpatico metodo "trasformiamo tutto in una veglia di Natale" con una maratona notturna di controlli fino alla mattina seguente.

C.Chissà quindi quanto ci metteranno qua?!


E invece no, alle 7, un ora prima della fine delle votazioni in California il risultato era già stato proclamato. 303 milioni di persone??? Sapete qua su diverse cose sono efficienti. Questa è di sicuro una di quelle. Tutto ciò infatti è dovuto al metodo con cui si vota. Ognuno entra in una cabina, buca una scheda con le sue preferenze di candidato e proposizioni di riforma varie. Esce, mette la sua scheda dentro una macchina che gli conta il voto e avanti il prossimo. Oddio che mossa intelligentissima!!! Apriti cielo, tu stesso sei votante e scrutinatore!! Il che vuol dire meno tempi, meno persone da gestire e da pagare, ma soprattutto possibilità quasi nulla di corruzione per quanto riguarda il conteggio. Un vecchio saggio diceva che in burocrazia meno persone ci sono e meno passaggi si fanno ci sono meno possibili persone da corrompere. La mafia fa così. Funziona meglio del governo.

Fila di votanti vicino casa mia:





Festa di studenti democratici dopo il risultato:





Il risultato per quanto riguarda la California era scontato e confermato poi dal verdetto finale. Vittoria dei democratici nello stato più democratico d'America. Il governatore Terminator è repubblicano. Ma lui era attore quindi aveva il free pass. Ad ogni modo aspettando il 20 Gennaio 2009, data in cui Barack diventerà effettivamente il 44esimo presidente degli Stati Uniti vi lascio un piccolo riassunto del suo programma:


IRAQ: supporta la fine della guerra e il ritiro delle truppe in cooperazione con il governo iraqueno. Da senatore si è opposto alla guerra fin dall'inizio.

IMMIGRAZIONI: Nuove strutture d'accoglienza sul confine messicano. Leggi più ristrette per evitare l'assegnazione di un lavoro ad immigrati non regolari. Garantire la cittadinanza a chi è disposto a pagare le tasse.

ECONOMIA: Agevolazioni alle aziende che mantengono posti lavoro all'interno degli Stati Uniti. Taglio delle tasse per la "classe media".


EDUCAZIONE: Favorevole a stipendi più alti per gli insegnanti migliori. Creazione di un programma per agevolare giovani di famiglie con reddito basso a frequentare il college.

ENERGIA: Favorevole all'incremento di fonti di energia rinnovabile. Favorevole al tentativo di rendere gli Stati Uniti indipendenti dal petrolio estero.


SISTEMA SANITARIO: Favorevole all'ingresso negli Stati Uniti al servizio medico universale, al taglio dei costi per i medicinali grazie a fondi statali.

MATRIMONIO OMOSESSUALE: Supporta l'unione civile di coppie dello stesso sesso, ma non il matrimonio.


ABORTO: Pro-choice. Contrario ad un emandamento costituzionale a riguardo.

POSSESSO DI ARMI: Favorevole alla proibizione della diffusione di armi pesanti tra civili.

Ragazzi di sicuro non lo invidio. Ricopre una posizione molto difficile in un paese con diversi problemi. Tutti si aspettano molto da lui e secondo me se riuscisse ad esaudire un paio dei punti esposti sarebbe un grande.


Tutto ciò che si può fare ora è: "Hope for a change".





"And I remember the sound
Of your November downtown
And I remember the truth
A warm December with you
But I don't have to make this mistake
And I don't have to stay this way
If only I would wake
The walk has all been cleared by now
Your voice is all I hear somehow
Calling out winter
Your voice is the splinter inside me
While I wait
And I remember the sound
Of your November downtown
And I remember the truth
A warm December with you
But I don't have to make this mistake
And I don't have to stay this way
If only I would wake
I could have lost myself
In rough blue waters in your eyes
And I miss you still"

Joshua Radin - Winter - 2004

domenica 2 novembre 2008

Quando il basket tocca il cuore

Cari amici d'oltreoceano sono qui per raccontarvi un altro passo che ho compiuto per diventare l'uomo più felice della terra. Ebbene sì, anche questa settimana, precisamente martedì 28 Ottobre, ho avuto la possibilità di realizzare un'altro dei sogni della mia vita: vedere dal vivo una partita NBA. Confidente del fatto che già alcuni di voi hanno chiuso la pagina per non sentirsi costretti ad uccidermi cerco di entrare nello specifico.

Martedì scorso la stagione NBA è iniziata ufficialmente e fortunatamente una delle partite di apertura si giocava proprio a Los Angeles. Quasi senza rendermi conto di cosa avrebbe voluto dire per me, la settimana prima ero riuscito a comprare un biglietto, il quale diceva: Los Angeles Lakers vs. Portland Trail Blazers, ore 19, Staples Center, Downtown. Questo fatidico biglietto (tuttora conservato sotto aceto per perpetuarlo nell'eternità) raffigura un Kobe Bryant sorridente con scritto sotto il numero e il settore del tuo posto. Il mio? Piccionaia delle più classiche! Maledetti Lakers e le vostre tariffe da ricconi di Beverly Hills.

Ma veniamo al dunque. Martedì 28 Ottobre. Sapete quella sensazione bruttissima che sale la mattina di quei giorni in cui sai che volente o nolente andrai incontro a qualcosa di inevitabile? Tipo un esame, gli esami del sangue o il pranzo di Natale? Ecco la mia mattina oltre che dalle lezioni è stata accompagnata da una sensazione di questo tipo, ma diametralmente opposta. Sapevo che inevitabilmente stavo andando incontro alla realizzazione di un mio sogno alla velocità di ogni battito della lancetta dei secondi. Sapevo che la partita ci sarebbe stata ,che io sarei stato lì senza dubbio perchè il biglietto lo avevo in mano, che Kobe Bryant avrebbe giocato e che di certo palloni e canestri non sarebbero mancati allo Staples Center. Mettere tutto in una terrina, "shakkerare" a dovere per ottenere un almagama, attendere qualche minuto: "Simon" in eccitazione completa. Ebbene sì, ora della palla a due 19:30, il citato "Simon" era in autobus direzione Downtown alle 16:30. In realtà poi si è rivelata una mossa previdente dato che l'autobus si è rotto a metà strada e ho dovuto aspettare 37 secondi per quello dopo. Ad ogni modo intorno alle 18 ero a piedi a poche centinaia di piedi dal palazzetto. Neanche a dirlo l'aria era diversa, frizzantina, sull'attenti, accompagnava una pagana processione di magliette gialle e viola, accomunate come ogni processione che si rispetti da un'unica fede e un unico credo: i Lakers. Altrettanto religiosamente parlando il luogo di culto s'è presentato come una visione.


Staples Center. Dal 1999 sede di battaglie cestistiche losangeline. Teatro di 3 titoli, qui chiamati anelli, giusto per sottolienare che giocandosi sul legno questo è uno sport nobile. Recipiente di 18.997 anime di fedeli, prodigio dell'ingegneria, miracolo della tecnica, paradiso del marketing, luogo di diffusione di massa del colesterolo attraverso gli hamburger, costato circa 375 milioni di dollari, che sarebbero sufficienti a sistemare per sempre i problemi di fame del paese africano più povero (il Burkina Faso ndr.).
Come ogni luogo di culto che si rispetti l'effigie di un santo come benvenuto è un obbligo non scritto. Le braccia aperte questa volta sono di Magic Johnson. Sorridente profeta mondiale del basket, stella dei Lakers in quei lontani anni '80 dello "showtime", il nostro basket & champagne per intenderci, che portò alla città 5 titoli e tanto orgoglio nella stessa decade.





L'ingresso (poco sulla destra rispetto a questa statua) è stato veloce ed indolore, niente code e niente spinte. Non c'è pericolo di vedere al telegiornale le nostre care code a sciame d'ape, dette anche all'italiana, per passare attraverso un tornello e vedere fermato il terrorista davanti a te con tre bombe nello zaino per entrare allo stadio. Eh sì perchè qui in america la cultura dello sport è civilizzata da buon senso ed educazione. La tifoseria avversaria non c'è mai alle trasferte (come è giusto che sia...), la squadra la si sostiene divertendosi e il massimo dello spregio verso un avversario è un lunghissimo "buuuuuu". Tutto ciò rende lo sport un vero intrattenimento, come d'altronde dovrebbe essere e rende tutto ancor più divertente.

Dopo essere entrato una gentile signorina mi regala, come a chiunque altro, una maglietta gialla con scritto in viola:"Los Angeles Lakers. Opening night 2008. The road starts here." La strada inizia qua. Caspita fanno sul serio qua, vogliono vincere portando a casa baracca e burattini. Saranno poi così forti?

Subito dopo arrivo al mio posto. Ecco come in ogni bel sogno che si rispetti, le emozioni si ricordano bene e ricordo che una volta arrivato, oltre che a un senso di vertigini guardando giù, mi è subito venuto i mente Titanic. Sì il film! Ricordate? 1997, 189' di lacrime regalati da Leo e Kate Winslet. Ecco avete presente la scena dove tutti ballano nei diversi piani della nave a seconda di quanto avevano pagato e più che altro del loro status sociale? Bene. Le partite NBA sono una riproduzione quotidiana di questo infomale censimento dei propri averi. Io ero con i poveri. Quelli che vedono la partita dall'alto perchè guardando quelli in basso pensando che 3 o 4 cifre per un biglietto siano troppe. Nel Titanic i poveri erano in basso perchè se la nave affonda sono i primi ad annegare. Qua invece, i poveri sono in alto perchè se cade tutto ci facciamo più male.




In ogni caso ragazzi, sebbene il palazzetto fosse ancora semivuoto e non ci fossero i suonatori di fisarmonica come nei piani bassi del Titanic, l'emozione è stata grandissima. Il tabellone diceva 55 minuti e 37 secondi alla palla a due. Subito mi sono messo ad analizzare ogni angolo, ogni striscione e ogni scritta del magico posto dove mi trovavo. Noi viviamo all'ombra dei nostri antenati, che riposano nell'alto dei cieli, e dei loro splendori. Così è anche nei palazzetti di basket dove dall'alto pendono gli stendardi dei campionati vinti in passato e le magliette ritirate dei giocatori che hanno permesso tutto ciò. I giocatori attuali giocano nel campo sottostante, con il peso, ma più che altro il compito di rendergli onore e ripetere un passato glorioso di cui tutti sperano un giorno di far parte.

Americani, americani, americani. Esagerati in tutto e quindi anche nello sport. Ma qui va bene, qui è concesso anzi ben accetto. Per questo lo spettacolo creato attorno alla partita, che già di per sè è uno spettacolo, è secondo a nulla nel resto del mondo. La presentazione delle squadre insomma è stata pazzesca. O meglio quella dei Lakers lo è stata. Dall'alto sono scese delle enormi tende bianche che hanno fatto da schermo per la proiezione di un video che ha gasato tutti dai 0 ai 99. E dopo di ciò la presentazione del quintetto titolare. Derek Fisher, Kobe Bryant, un'inaspettato Vlado Radmanovic, Pau Gasol, Andrew Bynum. Ragazzi questi sono forti e per davvero. E dalla panchina viene su gente tipo Farmar e Ariza (ex UCLA!), Lamar Odom, Sasha "ti metto la bomba" Vujacic e vari ed eventuali. La squadra avversaria invece è un interessante cantiere di giovani talenti. Compagine con la media di età più bassa della lega porta in causa giocatori esaltanti tipo: Brandon Roy, LaMarcus Aldrigde, Travis Outlaw e il tanto atteso rookie Greg Oden (al debutto nella lega proprio quella sera!). Un altro rookie che, più io che altri spettatori, aspettavo di vedere è stato Rudy "non sbaglio un tiro perchè sono benedetto" Fernandez, direttamente dalla Spagna.


Ora lascio parlare più che altro le immagini.



Kobe Bryant in riscaldamento. Gentile concessione dello zoom Canon.



La palla a due iniziale tra Bynum e Oden.



Il primo Bynum vs. Oden di sempre. Duello che in futuro sarà destinato a scrivere pagine e pagine della storia di questo sport.


Il primo tiro libero della storia di Greg Oden. Sbagliato.


Una vista del palazzetto. Vi assicuro che la macchina fotografica inganna molto. Vedevo più vicino di quanto si intuisce dalla foto.

Bene mi rendo conto che il post è davvero lungo quindi mi riservo dal fare un giudizio tecnico sulle due squadre che ho visto, anche perchè sarebbe lunghissimo e noioso. In ogni caso i Lakers hanno vinto 96 a 76. L'ultima cosa che vorrei aggiungere è che come di consueto la partita dei Lakers attira gente da ogni parte. Siamo nella città che ospita Hollywood e con lei tutta una serie di celebrità e persone con conti in banca con tanti zero quante sono le O che il pierino di Vitali pronuncia quando vede sotto la gonna della maestra. Si da il caso che molte di queste celebrità tengono molto alla squadra di basket e spesso riempiono i bordi del campo dove i biglietti costano come due andate e ritorno per l'Australia. A metà partita la celebrity cam apparsa sullo schermo ce ne ha dato un assaggio e io ho fatto del mio meglio per fare qualche scatto.



L'immancabile Jack Nicholson che legge il programma della partita.

L'ormai ex stella degli LA galaxy e futuro panchinaro del Milan, David Beckham.

L'amato ed odiato Terminator. Soprannominato anche governatore della California Arnold Schwarzenegger in gentile compagnia sulla destra, in cappellino e tuta, di Denzel Washington e consorte.


Questi sono quelli che sono riuscito fotografare. Di quelli mostrati sullo schermo, ma che non sono riuscito ad individuare tra il pubblico: Anthony Kiedis leader e cantante dei Red Hot Chili Peppers e Bruce Willis con biondazza del momento accanto.


Bene direi che questo è tutto e anche troppo per il momento. Vi lascio questa volta con un mio grosso dubbio invece che con la classica canzone.


"Ci hanno sempre detto da piccoli che la pioggia è la pipì degli angeli.

Nella città degli angeli, City of Angeles, non piove mai.

Ma è possibile che pisciano sempre fuori casa??"


Simone Grigoletto - 31 ottobre 2008

giovedì 23 ottobre 2008

Comunicazioni di servizio

Giusto per continuare sempre sulla stessa linea di pensiero, ovvero cercare, attraverso questo blog, di passare emozioni più che notizie, volevo portare alla vostra attenzione alcuni video interessanti ognuno per motivi diversi. (Parte dei video sono su vimeo, che carica i video in HD. Altro che youtube amico dei pixel.)

L'autunno. Una stagione davvero intrisa di saggezza per certi versi. Gli alberi invecchiano di un anno tutto d'un colpo in quello che per loro è un compleanno di gruppo. Le foglie cadono, ballano sulla brezza di una tiepida mattina e incrociano i tuoi passi. Le passeggiate. I colori poi. Non vi sembra che sia la stagione più bella per quanto riguarda i colori? "A silent explosion of colors". Ecco questa è una delle cose che mi manca di più forse. Perchè non ci crederete, ma mi sto lamentando del fatto che anche oggi il mercurio era fermo a 35 gradi celsius e infradito e shorts non sono ancora finiti nel cassetto in fondo. Non togliete l'HD che ne vale la pena. Check this out:

http://www.vimeo.com/2016472

Che sia arrivato il momento di un cambio di tendenza qua in America? Un'innovazione culturale che porterà ad un vero miglioramento? Sarò lieto di darvene notizia fra un paio di settimane. VOTE FOR HOPE. Check this out:

http://www.vimeo.com/1891426

Quando le parole sembrano inutili. Quando probabilmente nemmeno servono. A thousand words. Directed by Ted Chung. Check this out:

http://it.youtube.com/watch?v=i9Z8gW8NBks

La settimana scorsa mi sono comprato delle scarpe nuove! :-)

"Woke up cold one Tuesday,
I'm looking tired and feeling quite sick,
I felt like there was something missing in my day to day life,
So I quickly opened the wardrobe,
Pulled out some jeans and a T-Shirt that seemed clean,
Topped it off with a pair of old shoes,
That were ripped around the seams,
And I thought these shoes just don't suit me.

Hey,
I put some new shoes on,
And suddenly everything is right,
I said,
hey,
I put some new shoes on and everybody's smiling"

Paolo Nutini - New shoes - 2006

domenica 19 ottobre 2008

Tratti di vita americana.

Ebbene gente ho deciso di esagerare, due post in due giorni! :-) In realtà non facendo più cose esageratamente esaltanti causa un carico di studio davvero notevole (maledette consegne settimanali) ho deciso di scrivervi un'pò di cose divertenti riguardo la cultura e le abitudini di questi yankee con i quali vivo da quasi due mesi. Quindi ecco in ordine sparso qualcosa che mi è capitato negli ultimi tempi, have fun.

Nei primi giorni di lezione l'impatto è stato divertente diciamo. Spesso e volentieri la formalità a lezione è lasciata a casa, il rapporto tra docenti e studenti è molto diretto, i primi si permettono di scherzare periodicamente per tenere la classe attenta e così via. Da tutto ciò ne conseguono situazioni spesso divertenti. Molto spesso devo tirare il collo da una parte o dall'altra per vedere la lavagna dato che i ragazzi davanti a me indossano cappellini da baseball con le più svariate inclinature del frontino. Ma perchè in classe che non c'è il sole scusa?? Spesso poi questi stessi personaggi stanno a pieni nudi incrociati sopra lo skateboard con il quale sono entrati in classe e bevono strani liquidi colorati da bottiglie da gallone (si...3,78 litri). Cerco quindi di abbassare la testa sul foglio per scrivere qualche appunto e...clack! Qualcuno che si apre una lattina?? In classe?? Mi alzo di colpo per identificare il temerario. Era la professoressa. E la lattina era di coca cola.

Torno a casa e mi accendo la televisione 10 minuti. Metto su espn, uno dei canali sportivi più diffusi in america e in tutto il mondo in generale. Mi appare un evento sportivo con 50 mila dollari in palio, tifosi esultanti con tanto di cartelli e transenne contenitive, un giudice inpinguinato accoglie due concorrenti in un piccolo ring. Mi dico, cosa sarà mai questa manifestazione? Bello caspita, uno sport nuovo? Morra cinese. Bene. C'era pure il replay con la slow motion sulle mani dei concorrenti. Sasso contro Forbice. 50 mila prego.

Questa mattina poi sempre su espn ho trovato il chris paul's charity bowling game. Un giocatore dell'NBA accoppiato con un giocatore professionista di bowling (si esistono anche questi...) che si sfidano a bowling. I giocatori che mi hanno deliziato del loro talento, ma su un parquet diverso dal solito erano: Chris Paul, Rudy Gay, Kevin Durant, Dwayne Wade e Lebron James. Ha vinto Chris Paul. Ora che ci penso era pure l'organizzatore della cosa. Strano.

Una volta stavo camminando sul marciapiede e un uomo sulla cinquantina veniva avanti appoggiandosi a fatica sul suo bastone. Passa l'autobus e si ferma alla fermata poco più avanti. Il cinquantenne mi supera correndo col bastone in mano. Bene.

Spesso vado a giocare a basket la sera al John Wooden center. Tre campi in parquet, 60 giocatori di media. Qualche sera fa era chiuso per degli strani allenamenti segreti così per farci giocare lo stesso hanno tenuto aperto il Pauley Pavilion, il palazzetto della squadra di basket. Tempio del basket, teatro di sfide storiche della pallacanestro negli anni 60-70 dove UCLA vinse più di 10 titoli nazionali di fila, parquet magico calcato da giocatori del calibro di Baron Davis, Tyus Edney, Kareem Abdul Jabbar e ora Simone Grigoletto. Quattordicimila sedili vuoti, luci a giorno e stendardi di battaglie passate appesi sul muro mi guardavano tirare. Un'altra bella emozione.

Vi lascio con un altra poesia musicata dal mio amico Ben.


"I would gladly trade
All of my sympathy
For sorrow
If I could have you
If I could have you
Here with me tomorrow

I wish you were here
So we could walk and talk
In the soft rain
Soft rain(and)
All that's left of us
Is a picture sitting in a frame
A picture in a frame

Everything I wish for
Is everything I see
I remember when your kisses were for me"

Ben Harper - Picture in a frame - 2006

Home sweet home.

Dopo una settimana di duro studio eccomi di nuovo a scrivere. Ora capisco di essere un'pò in ritardo, ma vi assicuro che cerco di fare il possibile.

Volevo dedicare un post al luogo dove ormai vivo da quasi un mese, so che molti di voi non lo hanno mai visto quindi ecco un'pò di foto. Il giudizio generale è molto positivo comunque, l'appartamento è abbastanza grande è c'è tutto ciò che mi serve, grazie chiaramente all'immancabile aiuto della santa Ikea!

Sala e cucina, con il divano dai sonni infiniti in primo piano:


Camera da letto con studioso sulla destra (ah io dormo sopra...):


Particolare della mia scrivania (che comunque ora è molto più ordinata...):


La vista dalla terrazza di camera mia:

Il bagno 5 stelle lusso con tanto di specchio versione sfilata di moda (anche questo è molto più pulito e ordinato ora...):


In ogni caso sia camera che soggiorno ora sono molto più stilosi grazie all'aggiunta di divesi poster e quadri tra cui Beatles, Kandisky e Michael Jordan. Ciò che invece non è cambiato è il mio stupore dopo aver scoperto, quasi una settimana dopo essere entrato di avere una piscina e una jacuzi sul tetto con vista 360 gradi a perdita d'occhio:

Una delle cose che adoro di più poi è il fatto che le finestre sono rivolte verso ovest quindi spesso i tramonti sono molto belli, il sole si specchia su dei piccoli palazzoni qualche chilometro più in là; ciò che mi fa spesso sognare è il fatto che dal cuscino sul mio letto la visuale per questo spettacolo è privilegiata.



"How I miss the good old days but I'm so glad they're gone"
Ben Harper - Burn to shine - 1999
"Please remember how I feel about you.
I could never really live without you.
So, come on back and see just what you mean to me.
I need you. I need you. I need you."
The Beatles - I need you - 1965

domenica 5 ottobre 2008

Alcune comunicazioni di servizio!

Cari lettori volevo rendervi partecipi di un paio di cosette che mi ronzano in testa in questi giorni. La prima è una passione dichiarata da alcuni mesi ,ma ora ufficializzata a tutti gli effetti:




La seconda è questo video molto bello che mi fa sperare di continuare con questo ritmo i miei viaggi nel mondo e trovare Matt!! Check this out (togliete l'HD per vedere meglio):
http://www.vimeo.com/1211060

If I was a junkman
selling you cars,
Washing your windows
and shining your stars,
Thinking your mind
was my own in a dream
What would you wonder
and how would it seem?
Living in castles
a bit at a time
The King started laughing
and talking in rhyme.

Neil Young - Words (between the lins of age) - 1972

domenica 28 settembre 2008

La serata più bella della mia vita.

Cari abitanti dello stivale del vecchio continente notizie dal Far West! Volevo scusarmi per prima cosa perchè l'ultimo post risale ad 11 giorni fa, ma l'ultima settimana di assestamenti è stata abbastanza caotica, piena di impegni, ma spesso anche di nuovi spunti. Ad ogni modo cercherò d'ora in avanti di essere più costante.

Come i più attenti di voi avranno certamente notato il titolo finisce con un punto. Questo singolare simbolo che spesso viene maltrattato nell'uso della punteggiatura può voler dire molte cose. Ora, per esempio indica una certa serietà, ovvero, non scherzo assolutamente quando dico che il 20 settembre 2008 è stata una serata che per molti versi è stata magica, stupefacente, rivoluzionaria è più di tutto esaltante. Torniamo indietro di qualche ora.

Sapete per quanto vivere all'estero possa sembrare (e per molte cose lo è) una cosa bellissima, spesso dietro gli angoli si nascondono mostri cattivi. La solitudine è uno di questi. Il mio attacamento alla vita di tutti i giorni e alle persone con cui vivevo hanno inevitabilmente creato dei vuoti non indifferenti e il sale in questo caso non basta a ricucire la ferita. Ecco che quindi la solitudine, strano ossimoro, ti fa compagnia. Il punto è che la solitudine è il classico compagno che non inviti mai alle feste, ma certe volte si presenta lo stesso; è la zizzania che cresce tra le messi; è insomma una gran rottura di scatole, qualcosa con il quale bisogna fare i conti uno contro uno, faccia a faccia.

Spinto da tutto ciò e da un curioso reminder spuntato sul mio cellulare con scritto "Tom Freund" decisi quella sera di uscire da solo a vedere un concerto. Per i non addetti ai lavori Tom Freund è un artista californiano che propone un rock orecchiabile, frizzantino, carico di senso e spesso acustico. Una cosa alla Saimon insomma. Ho avuto la fortuna di ascoltarlo la prima volta live come apertura al concerto di Ben Harper a Villafranca Veronese qualche mese fa. Il caro Tom infatti è amico d'infazia del sig. Harper, il quale è al momento da me considerato geniale musicista, profeta, poeta e più di tutto compagno delle mie giornate. Il compagno desiderato però, sai quello che inviti per primo alle feste? Ecco. Mi sono detto "Perchè no?!" andiamo a sentire questo Tom Freund, magari mi aiuta.

Piccolo inciso. Il concerto è in un locale ad Hollywood. L'autobus questa volta è il numero 2 che circumnaviga la parte sud del campus e prosegue sulla Sunset Boulevard. Hollywood, Hollywood, Hollywood. Mecca del cinema. Curiosa storpiatura di "holy wood", bosco sacro. Ma di sacro non ha nulla. Il sabato sera di solito la gente va un'pò su di giri, il sabato sera ad Hollywood se la gente va su di giri vuol dire che è su una macchina, in tutte le altre situazioni impazzisce completamente. Il quartiere la sera non è dei migliori, luogo di sfogo e sfoggio, lusso materiale e miseria morale, apparenza al cubo contenuto spesso lasciato a casa volentieri. Sono a Los Angeles da quasi un mese e non ho ancora fatto il classico giro turistico sulla Walk of Fame, dove persone lasciano la loro firma sul pavimento dopo averlo fatto su una pellicola. Tanto meno lo feci quella sera.

Ad ogni modo con una mano che tappa il naso e una sul portafogli arrivai in questo locale, nel quale si può entrare solo dalla porta sul retro, Hotel cafè si chiama. Un simpatico normodotato di qualche quintale mi chiede la carta d'identità e forte dei miei 21 anni entro spavaldo. Tutto è in penombra, arredato con divanetti e mattoni faccia vista, alla mia destra subito un tavolo rialzato dove Tom Freund beve con alcuni amici aspettando che il gruppo che al momento occupa il minuscolo palco finisca. Alla mia sinistra invece il bancone del bar. "Una birra prego.." "6 dollari, grazie" "Li mortacci!".

Davanti al palco siamo in una 50 di anime stipate alla benemeglio, con il contrabbasso di Tom Freund siamo in 51. Compro delle patatine. Oddio inizia la canzone più bella "Comfortable in your arms", faccio il video. Ma chi è quel pistola che sale sul palchetto e siede di fianco a Tom. Ben Harper. Due patatine vanno di traverso, le mani inizano a sudare, l'emozione sale alla gola e stringe come la mano del manager fissa il nodo della sua cravatta, il cervello sa che deve iniziare a lavorare più del dovuto per immagazzinare istanti che dovranno essere indelebili per il resto della vita.



Mi dico subito, vuoi vedere se non riesco ad avvicinarlo alla fine del concerto per dirgli due parole? Ma che gli dico? Non riuscirò a parlare!! Bene da quel momento il mio compagno spirituale fu McGayver. Organizzazione, subito. Mano in tasca, foglietto! Banco del bar, penna! Cerco nel mio cuore, lettera di 10 righe per Ben! Fine del concerto. Il momento è arrivato. Avvicinarlo fu molto più semplice del dovuto, anzi sembrava che mi venisse incontro. Non ricordo proprio cosa gli dissi ne in che lingua in quei 73 secondi, ma so che il mio foglietto finì tra il suo pollice e il suo indice. Chissà se lo ha mai letto. Ma in fondo che importa?

Sapete certe volte mi fa ridere sentire parlare di caso, o di fortuna. Chiamiamola vita, senza tirare in ballo nomi di entità religiose. Sta cacchio di vita insomma certe volte se esci da solo con delle domande, ti dà delle risposte. E certe volte ti fa conoscere semplicemente il tuo idolo senza che te lo aspettassi. Il caso, mah. In fondo la realtà è fatta di possibilità che si concretizzano avendo la meglio su possibilità che non avranno mai il piacere di respirare aria vera, che rimarranno solo negli incubi o nei sogni di qualcuno. Alcune di queste hanno più probilità di verificarsi, alcune la certezza, alcune il contrario. Ma poi quando capita quella che meno ci si aspetta, la gente si diverte a chiamarla caso, culo o sfiga, sfortuna o fortuna a seconda della situazione. Ma in fondo non è altro che una possibilità come le altre. Una possibilità che diventa realta solo se c'è qualche sfigato che la persegue. Il culo fisicamente lo abbiamo tutti, metafisicamente lo ha solo chi lo insegue.


Io e Tom



Io e Ben



"What started as a whisper
Slowly turned into a scream
Searching for an answer
Where the question is unseen
I don't know where you came from
And I don't know where you've gone
Old friends become old strangers
Between the darkness and the dawn"


Ben Harper - Amen Omen - 2003


"Sittin' on my own
Chewin' on a bone
A thousand million
Miles from home
When Something hit me
Somewhere right between the eyes
Sleepin' on a plane
You know you can't complain
You took your last chance
Once again
I landed, stranded
Hardly even knew your name
I wanna talk tonight
Until the mornin' light
'Bout how you saved my life
You and me see how we are
You and me see how we are"


Oasis - Talk Tonight - 1998

mercoledì 17 settembre 2008

Quella volta di Downtown!

Come fai a sentirti negli Stati Uniti senza una bella scorpacciata di grattacieli? Ecco arrivato il momento di visitare Downtown, il centro città, nucleo finanziario, incontro di etnie, vespaio di quartieri di culture diverse che hanno quasi il sapore di ghetti velati, ma del tutto riconosciuti. Mi spiegherò meglio. Ora, l'autobus questa volta ha richiesto 50 minuti di pazienza per portarci a destinazione, ma l'arrivo è stato col botto. Subito torreggia sulle nostre teste il profilo di un paio di enormi grattacieli, che risultano poi essere i due più alti della città. I padroni quindi? Mah, può essere, sul campanello di uno dei due il nome US BANK (in realtà si legge meglio sulla enorme scritta che 'è sulla punta:-)). In ogni caso LA è famosa per l'estensione e non per lo skyline emozionante (vedi New York o Chicago) quindi tutto sommato il quartiere dei grattacieli non si estende per più di qualche via.


A mio giudizio questa parte della città ha da offrire qualcosa di più interessante. Infatti è proprio qua che si vive per davvero la nomea che da quando siamo arrivati spunta da ogni pulpito. LA è la città più eterogenea del mondo. Ora, che sia proprio "la più del mondo" è da vedere, ma di certo è davvero molto varia, soprattutto dei vicini non dichiarati ,ovvero gli asiatici ,e dei vicini dichiarati, ovvero messicani e centro americani in generale. Credetemi l'inglese in alcune zone è del tutto opzionale, lo spagnolo impera spesso e volentieri, tant'è che il rustico padovano torna d'attualità. È questo il caso di Grand Central Market, vero e proprio mercato confusionaro e caciaroso alla messicana dove i venditori di burrito, chiaramente parenti dei soldati che Zorro prendeva in giro con la zeta, cercano di accalappiarti. Ora ricordate il detto "Se non capisci quello che ti dicono continua a dire di sì finchè non smettono"? Ecco io gli ingredienti in spagnolo non li sò. Fu così che il mio burrito light conteneva: carne di vitello, riso, insalata, hot sauce, cipolla, fagioli, sudore del preparatore e tanto affetto messicano. Ho scoperto che l'atomica ce l'hanno pure i messicani, la nascondono nel Burrito.


Vorrei dedicare un piccolo paragrafo alla strada che esce da Downtown vera e propria e porta ai quartieri più storici. In questo breve tratto di strada due edifici hanno catturato la mia approvazione più degli altri. Il primo è il Walt Disney Music Hall, teatro e palco per messa in scena della musica che conta, classica, leggera, da camera ecc. Quella "seria" insomma. Fa parte di una serie di edifici dedicati tutti alla musica, ma di certo spicca per la sua forma eccentrica, futuristica, accattivante, che sembra sfidare il buon gusto, ma che alla fine invece lo cattura tutto. Giudicate voi.

Il secondo invece è una cattedrale. Non ero io se non andavo a chiese vero? Ecco il fatto è che la cattedrale Cattolico Romana Our Lady of the Angels è del 2002 ed è a Los Angeles. Risultato? Da fuori sembra il risultato di un frontale tra l'Ikea e il Seminario minore. Il tutto colorato di un simpatico marroncino e con immancabili palme fino all'ingresso. Ma in fondo perchè no? Siamo nella città del silicone, della finzione fatta arte, il cinema, perchè non osare pure nel sacro? Bè vi dirò mi è proprio piaciuta. Dentro rende onore all'esterno, fontane quasi zen e nelle fondamenta un labirinto di marmo bianco fatto di cellette identiche. Un mausoleo! Ma per chi? Sono quasi tutte vuote ma con una piccola scritta in altro che profuma di molti soldi spesi: "reserved". Ma chi avrà i soldi per farsi seppellire qua?! Leggo un'pò di nomi...Gregory Peck! Toh guarda le star di Hollywood. Ancora una volta a voi il giudizio.


Proseguendo poche centinaia di metri inizia quella che viene spacciata per la zona più storica. Oddio, gli americani si sa che per storia non brillano e quindi cosa possono proporti sul piatto? Bè se c'è una cosa che hanno secolarmente vissuto molto più di noi è l'immigrazione. Ed ecco il susseguirsi di una serie di zone che sorprendono. Quelli che sembrano ghetti organizzati sono in realtà zone di città in cui la lingua cambia, i negozi cambiano, le abitudini cambiano, l'etnia si unifica sempre più verso un tipo piuttosto che un altro. Chinatown, El Pueblo, Little Tokio e Koreatown. I cartelli si fanno bilingue a seconda della necessità, il cibo cambia, gli odori pure e sembra di aver preso un aereo diverso ogni 15 minuti.

Particolare diciamo. Le difficoltà non mancano certo. Camminando sento delle urla dall'altra parte della strada. Un afroamericano inveisce contro un asiatico a suo modo, altalena braccia e gambe, le parole sembrano rap, il tono è colorito così come il contenuto. L'asiatico a sua volta e a suo modo affronta la questione. Muto, labbra leggermente contratte, occhi se possibile ancora più sottili dietro ai piccoli occhiali, piedi pari e baricentro in avanti come se da un momento all'altro stesse per usare una tecnica segreta di qualche arte secolare. In mezzo un grasso bianco caucasico con una mano sul petto per fermare Asian Power. Il fratello nero continua a rappare offese. L'ultima che ho sentito era "You Asian Asshole!". Culture diverse, rinchiuse a gruppi di strade non vogliono dire integrazione. Disgregazione vuol dire scontro a volte. Scontro vuol dire che magari una volta Bruce Lee il calcio lo tira a 50 cent.


"Buffalo Soldier, Dreadlock Rasta:
There was a Buffalo Soldier in the heart of America,
Stolen from Africa, brought to America,
Fighting on arrival, fighting for survival. "
Bob Marley & the Wailers - Buffalo Soldier - 1983


domenica 14 settembre 2008

Day 3 - Santa Monica. How could I reach Woodstock '69? Venice beach, man!

Con 17 veloci minuti di autobus, il numero 720, si raggiunge il litorale del Pacifico: the City of Santa Monica! Città con amministrazione comunale separata da LA, questo per sottolineare che non mi trovo in una città vera e propria ma nell'unione di 20 città confinanti.
Spiaggia immensa e bianca famosa per essere stata set di Baywatch. Ora da quello che ho constatato io le torrette ci sono per davvero le tettone deve averle portate la produzione.
In ogni caso l'oceano, tanto più se il più grande del nostro caro globo terraqueo, ha sempre il suo fascino. L'acqua non è un granchè, anzi è molto fredda, ma le scarpe le tengo in mano e decido di andare fino a Venice Beach camminando sul bagnasciuga.

Ecco Santa Monica:

E il suo famoso luna park sul molo:


Ti accorgi di essere arrivato a Venice quando inizi a sentire che c'è qualcosa che non ti va più bene. Critichi la società, ti arrabbi per gli sperperi di Beverly, per il silicone di Pamela, per i capelli di Silvio. Serve libertà, serve espressione della fantasia. Dipingiamo? Organizziamo un concerto? Dammi la chitarra! Ecco questa è Venice. Litorale di bancarelle di sessantottini, quelli veri, camper pitturati "I'm love", piume di piccione, "blowing in the wind" parte ad ogni angolo, artisti di strada con rasta, senza scarpe, ogni strumento musicale è ammesso, ogni arma è una violazione di un modo di intendere la vita: on the road, i'm love, live in peace. Qui si si respira il love and peace nato a San Francisco e scivolato a sud sulle coste di Venice per trovare riposo eterno in questo mausoleo concordato e riconosciuto.

Sì! Quello è un pianoforte sul marciapiede...

Vi domanderete cosa ci faccio io a Venice Beach? Bè io sono uno dei più grandi sostenitori della "poetry in motion", "poesia in movimento", la pallacanestro. Perchè a basket non ci sono i goal ma i punti? Perchè è come il balletto classico diamine, si danno punti sullo stile! E un posto come Venice neanche farlo apposta sfocia in uno dei più famosi teatri di basket di strada degli Stati Uniti. Detto fatto. 7 dollari sono sufficienti per comprarmi una palla da basket che mi regala il piacere di saggiare le reti di ferri violati da giocatori di caratura NBA e oltre (si oltre, qui si tratta di basket di strada gente). God bless Venice! Anche se non c'è piazza San Marco eh?! Grazie Altissimo...

"Immagina che non ci siano proprietà,
Mi chiedo se ci riesci,
Nessuna necessità di cupidigia o fame,
Una fratellanza di uomini,
Immagina che tutti quanti
Condividano tutto il mondo...
John Lennon - Imagine - 1971

Welcome to Westwood - Bervely Hills, baby!

Il 10 settembre ha inaugurato ufficialmente il tour di L.A. che prenderà luogo per tutta la settimana seguente. Una vera e propria vacanza estiva diciamo!
La mattina l'ho passata visitando il quartiere o meglio zona di LA nella quale vivrò ovvero Westwood. Bene questo tranquillo quartiere universitario e residenziale risulta dopo quasi una settimana di girovagare il più vivibile in assoluto di questo aglomerato di città nella città che prende ben più di cento km di estensione chiamato City of Angels. Voto 9.5 pure dal giudice cinese che sappiamo tutti che è di parte. Attrattiva più grande sono alcuni cinema dove proiettano le prime dei più recenti prodotti della confinante Hollywood. Al momento i cartelloni danno per favorita "Righteous Kill" con Al Pacino e Robert De Niro. Due a caso in un posto a caso.

Il pomeriggio invece inseguendo il classico 31 dopo aver fatto 30 la meta è stata Beverly Hills! Bene allora. Americani sono. Quindi si esagera sempre e comunque. A partire dalla famosa Rodeo Drive sede di ogni marchio di alta moda, italiani in pole (neanche fosse moto gp o F1) palme ai bordi dei marciapiedi e dopo un accurato conto la bellezza di 17 Bentley continental GT in meno di tre ore (250000 euro l'una, passare alla cassa prego). Ecco habitat naturale di strisciatori di carte di credito, paese dei balocchi per i giovani figli di Newport, vetrina di ricchezza, lusso fattosi quartiere, soggetto ricordo per le fotocamere dei turisti.
Ecco qualche ritaglio di Rodeo Drive:



E come poteva mancare il più classico dei:


Day 1 - Leaving with pain

Devo dire che la partenza del 9 settembre è stata abbastanza un peso. Lasciare la mia famiglia al check-in sapendo che passerà un anno per poterla riabbracciare non è cosa facile. La valigia da appoggiare sul nastro della swiss air pesava e non poco. Portava con se non solo i 36 kg del mio bagaglio, ma anche il peso di una partenza che comporta anche distanza. Distanza dai propri cari e dai propri amici, in quel caso rappresentati fieramente da ricky che ringrazio ancora per avermi seguito fino in aeroporto.

Bene il volo. Ecco non vorrei ripetermi, ma pesante! Ovvero: zurigo è stata raggiunta in poco più di un ora. Segni particolari? Bè nella metro che collega i diversi terminal dell'aereoporto svizzero risuona orgogliosamente un nastro con registrati muggito e campanaggio di una mucca. Simbolo nazionale a tutti gli effetti al di là degli infallibili orologi. Los Angeles. 12 ore interminabili di straziante decubito su un sedile decentemente comodo. Ho visto il film "Iron Man", un documentario su Roger Federer, ascoltato "One" dei The Beatles, "Sleep through the static" di Jack Johnson, dormito e parlato. Guardo l'ora e siamo a metà volo. Bene!

Los Angeles, ore 17 locali. La prima limousine non si fa aspettare e passa davanti a me insieme a ad altre mille auto. Nessuna di quelle è lì ad aspettare me. Al contrario i 16 dollari di uno shuttle per westwood sono in dolce attesa. Traffico delle autostrade los angeline? Positivo. Rallentamenti a gògò, aria condizionata e finestrini spalancati! Welcome to the west coast!

Dopo il classico ricevimento nell'hotel che ci ospiterà fino al 20 di questo mese, io e eugenio (mio compagno di borsa - ndr) decidiamo per un primo tour serale del campus universitario. Ok, siamo su un altro pianeta. A parte che ho costatato con piacere che lo ricordavo abbastanza bene e quindi mi orientavo decentemente, le strutture da quelle didattiche a quelle sportive sono fenomenali. Ma non mi dilungo, basta che pensiate al nostro caro CUS e moltiplichiate per il conto in banca di berluska. Pazzesco eh?

Bene direi che per il primo giorno ho scritto pure troppo vi lascio con ciò che spero diventerà una consuetudine. Ho pensato di riportare qualche frase, pezzo di libro, di canzone, cartello o qualsiasi cosa che mi abbia dato un qualche spunto in quella dterminata giornata, a seconda del mio umore, del mio interesse, del caso e della volontà.

"Which way will you run
When it's always
All around you
And the feelin' lost
And found you again"

Jack Johnson - All At Once - 2008

"Yesterday, all my troubles seemed so far away
Now it looks as though they're here to stay
Oh, I believe in yesterday"

The Beatles - Yesterday - 1965

Pre-partenza

Penso che un primo post sia del tutto dovuto a ciò che probabilmente, se state leggendo questo blog, avete fatto per me. Mi riferisco a voi amici che avete preparato feste ed incontri per un ultimo saluto. Ragazzi chi mi conosce sa quanta gioia tutto questo affetto nei miei confronti mi procuri. Davvero le parole non sono sufficienti ad esprimere tutto ciò per cui il cuore batte più forte in quei momenti. Stare con la gente che amo è la mia quotidianità, sapere quello che lascio rende più difficile tagliare la corda miglia più in là. Grazie ancora.